Roberto Venturato, cresciuto dal basso

La storia di Roberto Venturato ha pochi termini di paragone nel panorama calcistico italiano. Come Maurizio Sarri, l’allenatore della SPAL ha puntato tutto sul calcio solo in età relativamente tardiva. Come Sarri, anche Venturato lavorava in banca come promotore finanziario, e vedeva il suo ruolo in panchina più come un hobby da coltivare con passione che come la propria attività principale, almeno fino ad un certo punto della vita.

Formatosi ricoprendo il ruolo di vice di Emiliano Mondonico, il nativo di Atherton (località australiana) ha detto nel corso di un’intervista a Repubblica rilasciata nel 2016 di aver appreso da lui la concretezza. Per questo motivo, quando ha perso i playoff di Serie C con la Cremonese nel lontano 2010 rimanendo per due anni senza una squadra, ha comunque continuato a studiare per un posto in panchina, ruolo per cui ha ottenuto l’abilitazione nel 2001. In seguito ad alcune esperienze minori con Castellana e Piacenza, nella stagione 2014 – 2015 riuscirà a farsi nuovamente notare pur militando tra i Dilettanti.

Con la Pergolettese, infatti, vince il campionato di Serie D e solletica l’interesse del DG del Cittadella Stefano Marchetti. La società granata, alle prese con la delusione per la retrocessione in Serie C e la conseguente separazione dall’allenatore  Claudio Foscarini, fa quello che le è sempre riuscito meglio: pesca dalle categorie minori e ingaggia Roberto Venturato, proiettandolo di nuovo il tecnico nel mondo del calcio professionistico.

Il suo impatto nella piccola ma fiorentissima realtà veneta è semplicemente impressionante. Al primo anno compie un’impresa sempre complicatissima per un club che deve smaltire le scorie di una discesa in Serie C: trionfa nel Girone A conquistando 76 punti e a 53 anni si regala la propria prima esperienza in Serie BKT.

A Cittadella scriverà nel lustro trascorso in cadetteria pagine memorabili non soltanto della storia della squadra, ma del campionato stesso. Rappresentando un comune di appena 20.000 abitanti, la sua formazione centra i playoff in 5 campionati su 5 e per ben due volte si gioca la promozione in Serie A nella finale degli spareggi. I meriti ovviamente sono da dividere anche con la proprietà del club immedesimata nella persona di Andrea Gabrielli, e della mente brillante e lungimirante del direttore Stefano Marchetti. Collocarsi costantemente tra le prime 8 del campionato nonostante il budget nettamente più basso della Serie BKT significa essere in grado di osservare calciatori e programmare come nessun altro club italiano. Emblematico il caso della semifinale playoff 2020-2021 vinta contro il Monza grazie a una tripletta di Enrico Baldini: nessun calciatore della rosa brianzola aveva un valore di mercato inferiore al trequartista prelevato nel mercato di riparazione dal Fano.

Un club che ha dato continuità ai risultati nel corso del tempo in cui si è saputo incorniciare alla perfezione il lavoro svolto da Roberto Venturato. Mai banale o da sottovalutare .

Il suo 4-3-1-2, mantra ma non dogma, si è sposato alla perfezione con le campagne acquisti della società. Privilegiando un calcio verticale con calciatori di talento e altri di gamba che si sono completati e valorizzati alla perfezione. Profili come il già citato Baldini o Christian D’Urso o, andando più indietro nel tempo, Andrea Schenetti, hanno trovato la loro dimensione nel ruolo di trequartista. Il suo gioco rapido sembra pensato per valorizzare chi invece di rapidità ne ha meno, ma compensa con un’eccezionale visione. Attaccanti come Davide Diaw o Gabriele Moncini hanno potuto sfruttare le rispettive caratteristiche come mai in carriera: il primo ha catalizzato tutti i contropiedi granata, il secondo ha messo in mostra le proprie doti aeree grazie ai continui inneschi di un terzino sinistro quale Amedeo Benedetti. Notevole anche il rendimento di mezzali che non fanno della tecnica il proprio punto di forza come Federico Proia e Mario Gargiulo. I migliori marcatori della rosa dell’ultima stagione della sua era hanno messo quantità e intensità al servizio della squadra, ma poi sono stati lasciati liberi di finalizzare le azioni sfruttando doti in inserimento fuori dal comune.

In seguito alla finale persa contro il Venezia, Venturato ha deciso di separarsi dal Cittadella.

L’addio al Cittadella e la nuova esperienza alla SPAL

 

La consapevolezza di aver fatto il massimo, e anche di più, lo ha spinto a ricercare nuovi stimoli ed esperienze altrove. Stavolta la chiamata in seguito a un playoff sfumato non è giunta dopo due anni ma dopo pochi mesi. La SPAL del presidente Joe Tacopina ha affidato a lui il compito di sostituire Pep Clotet e centrare una salvezza che ad un certo punto non era più scontata, giunta dopo qualche patema d’animo. Adesso per l’allenatore arriva l’anno zero: potendo cominciare dall’inizio, è chiamato a replicare i capolavori degli ultimi sei anni in una piazza piuttosto ambiziosa.

Al momento la società sta operando “da Citta” puntando più su calciatori funzionali, da rivalutare e da far esplodere che su profili reclamizzati do molti.

Gli estensi hanno ingaggiato anche il difensore Marco Varnier, che col mister ha vissuto il momento migliore della sua carriera ma che negli anni successivi ha patito gravissimi infortuni. Il difensore centrale è l’emblema di ciò che la dirigenza cerca sul mercato: profili idonei al calcio del proprio allenatore, a cui spetterà il compito di elevare il rendimento di ognuno.

Roberto Venturato è pronto per la nuova sfida che lo attende, con la serenità di chi in questo sport ha già vissuto molte vite e ha saputo rialzarsi dopo ogni debacle per poi raccogliere successi e soddisfazioni degni delle sue capacità.

La SPAL costituisce un’occasione importante per alzare ulteriormente l’asticella e, magari pianificando un progetto pluriennale, ottenere la Serie A sempre sfiorata.

 

Nella foto LaPresse Roberto Venturato

Fonte: LEGA BTK – legab.it

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